
Venerdì 6 marzo 2015 alle ore 19 si inaugura a INTERZONE Galleria Studio di Fotografia la mostra di disegni tapis lapis • luca zarattini.
Una decina di opere compongono la mostra Tapis Lapis di Luca Zarattini. Disegni, per strati e sottrazione di materia, emergono sul foglio. “...Simile a un arazzo, il disegno mostra la sua trama, come un cartone preparatorio mantiene la quadrettatura, non cancella ma copre, aggiunge una diversa superficie di carta, attacca le nuove soluzioni a strati, lavora per pezzi, per riquadri, per composizione di tagli e unioni, per montaggio di parti: il disegno di Tapis Lapis frammenta e congiunge realtà separate, ma in dialogo...” (Lara Limongelli)
La mostra si compone di opere di grande formato e piccoli disegni, al centro la figura umana, nella sua sottrazione di materia nel divenire figura. Cancellazioni, stratificazioni, come bozzetti preparatori, per far emergere il corpo nella sua materia.
[Luca Zarattini nasce a Codigoro in Emilia Romagna nel 1984. Ha frequentato l’indirizzo di decorazione plastica all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara e successivamente si è laureato al corso di Pittura sotto la guida del prof. Massimo Pulini dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Numerosi sono già i riconoscimenti ottenuti, da ricordare la vittoria nel 2010 del “Premio Sasyr” di Castellina in Chianti, nel 2011 del premio della critica “Premio Basilio Cascella” di Ortona e del premio “Un’opera d’arte per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia” di Ferrara. Nel 2014 è stato selezionato tra i finalisti al “Premio Lissone” presso il Museo di Arte Contemporanea della città stessa. Oltre all’attività di artista visivo è chitarrista e fondatore della band indipendente Modotti. Attualmente vive tra Comacchio e Roma.
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Cofanetto: tapis lapis | disegni di Luca Zarattini – Published by INTERZONE, 2015 – colore – tiratura 25 copie firmate e numerate – €15
C’è desiderio quando – avendo i sogni frammentato, velato, obnubilato l’unità vissuta nell’età dei primordi – il nostro bisogno di unità, rimasto intatto, si attacca a qualche oggetto voluto, ma al tempo stesso tenuto a distanza, dalla pulsione sessuale, per sognare che l’assoluto sia ancora pensabile e accessibile. E al contempo si astiene dal realizzarsi.[1]
Yves Bonnefoy
Stanze e distanze. Due corpi si comunicano il desiderio senza toccarsi, da uno schermo, una finestra che apre su coperte, tappezzerie, interni privati lontani chilometri. Il modificarsi della tecnologia ha permesso la cattura di attimi di conversazione tra due persone, ognuna dietro uno schermo, ognuna nella propria stanza. La connessione testo-immagine è diventata una pratica della comunicazione comune, sviluppando un nuovo tipo di distanza, di coinvolgimento. E’ una distanza di lettura, come quella di un libro, che avvicina, diventa intima, personale. Può dirsi un nuovo spazio: lo spazio dell’immersione. E’ un’immersione intellettuale ma, se la volontà di certe conversazioni è quella di accorciare le distanze fisiche reali, diventa anche un nuovo modo di essere coinvolti nelle e dalle immagini, fisicamente. La persona lontana posso guardarla, scriverle, nel mentre lei è lì nella sua camera, che fa lo stesso con me. Sui frammenti di una comunicazione digitale in grado di veicolare non solo immagini e conversazioni scritte, ma anche erotismo ed eccitazione tra due individui lontani, la spinta a disegnare- rifare- quei corpi e sondarne il segreto della distanza. Simile a un arazzo, il disegno mostra la sua trama, come un cartone preparatorio mantiene la quadrettatura, non cancella ma copre, aggiunge una diversa superficie di carta, attacca le nuove soluzioni a strati, lavora per pezzi, per riquadri, per composizione di tagli e unioni, per montaggio di parti: il disegno di Tapis Lapis frammenta e congiunge realtà separate, ma in dialogo. Più che una conversazione d’amore, il gioco dialettico della seduzione: come questa infatti, Tapis Lapis mantiene la dualità, la forma differenziale, la distanza relazionale dei due corpi, non è mai una fusione. Se l’amore è fusione di due, la seduzione è duale, è il movimento di un individuo che tende verso l’altro. Il disegno sembra seguire questo percorso, incollando e rifacendo, saturando la carta di matita in certi particolari e sfumandone altri, ingrandendo e deformando, zone del corpo, - a tratti una sorta di anamorfosi che oscilla tra semplice gioco ottico e modificazione della posizione del soggetto, rifinendo e non finendo la distanza segreta che intercorre tra i due sessi, tra i due individui, - così che anche il vuoto tra le figure diventa una specie molto sottile di corpo. E’ il contatto del segno, del lapis, del pastello, con le diverse superfici di carta a veicolare qualcosa come un desiderio tattile, quello della carezza sulla pelle, ora ruvida ora liscia, vellutata: è il trattamento delle superfici ad essere sensuale ed è su questo campo che si stagliano le figure nel loro corpo a corpo, nel loro duello muto. Il non finito contribuisce a caricare il disegno della sollecitazione di un compimento che non si produce, se non in alcune parti la cui definizione è forse legata alla volontà di approssimarsi quanto più possibile alla figura dell’altro, alla sua lontananza. (di Lara Limongelli)