
inaugurazione venerdì 12 aprile 2013 dalle ore 18.30 alle ore 22.00
cocktail dalle ore 18.30
Incontro in galleria per la stampa con Ninni Romeo dalle ore 17.00 alle ore 18.00
Esiste in francese un proverbio che ricorda: “dimmi chi abiti - ovvero chi vedi, chi frequenti - e ti dirò chi sei”.
Si avrebbe voglia invece, con le fotografie di Ninni Romeo, di adattarlo a ciò che si vede: “dimmi ciò che ti abita e ti dirò chi sei”. A meno che non si debba anche correggere il tempo del verbo: ti dirò chi tu fosti.
La Romeo ci porterebbe, quindi, verso il Passato, che è un altro modo di attendere l’avvenire, non perdendo troppo tempo nel presente, questo presente sempre fugace, che appena si guarda è già svanito?
Dunque ritorneremmo sui suoi passi, non tanto per prendere tempo o per perderlo, quanto, piuttosto, per riprenderlo. Questi recuperi - le fotografie di Ninni Romeo - mi sembrano soprattutto delle riprese, come se, per bontà, nel foyer deserto del teatro, recitassero una scena solo per voi perché, arrivati in ritardo, avete perso lo spettacolo - o, di sera, un vestito, un tessuto strappato che così slabbrato lascia entrare il freddo sulla vostra pelle, venisse rammendato da una mano amica che posata su di voi usa il filo e l’ago per venirvi in aiuto.
Quindi le fotografie di Ninni Romeo ricuciono. Ma soprattutto ci rendono qualcosa - non soltanto come se si restituisse un momento, un luogo, oppure un oggetto perduto al suo proprietario.
Esse ci rendono ciò che non abbiamo avuto. Sviluppano quei negativi interiori che noi, sempre di fretta, distratti, non sappiamo di avere impressionato. Sono la memoria di ciò di cui siamo stati deprivati senza essercene accorti: visi e corpi che tra due porte, in un angolo del salotto, su una terrazza in riva al mare, vicino a un letto, contro un muro, furono soltanto intravisti, appena percepiti.
Qui, un passato sconosciuto si mette in posa. Un passato sconosciuto e al tempo stesso familiare. Lo guardiamo oggi e ci stupiamo di ricordarcene. Ma noi c’eravamo, anche noi, con quella coppia, quella donna, quei bambini, quel bell’uomo, o di fianco a quel viso enigmatico che non ci guarda più! Ci aspetteremmo addirittura di figurare nella fotografia: avevamo parlato e chiesto loro un’informazione, adesso ci ritornano degli odori e dei suoni. A meno che, grazie alla fotografia, non ci sembri di essere lì, ora, così fortemente, così completamente, al punto di credere di esserci ritornati, mentre invece non c’eravamo più di tanto.
E Ninni Romeo – c’era anche lei? Non sono appunti di viaggio quelli che lei ci presenta, né “Memorie”, tanto eloquenti da non aver bisogno di parole. Ma sì, lei c’era, per forza, affinché possiamo esserci un po’ anche noi e, a rischio di affaticare il mio traduttore, ancora meglio, lei “ne” era parte di quel momento, di quel cerchio che si crea quando uno sguardo si posa sugli esseri e le cose.
Le sue fotografie non sono un diario, la parola Corrispondenza sarebbe più appropriata. Spesso si crede che la fotografia serva alla memoria e alla conservazione. Sono convinto, al contrario, che sia ricreazione. Rendendoci inattuali, facendoci superare l’aneddoto, ci dà un presente d’eternità.
Non solo, quindi, consiglierei ai collezionisti di acquistare le fotografie della Romeo, ma di constatare quanto queste fotografie ci mostrino che tutti noi siamo una collezione di momenti. Ed ecco che questa mostra ci dà l'occasione di aumentarne il numero, l'intensità e la durata .
Le fotografie di Ninni Romeo non cambieranno questi esseri discontinui, pieni di buchi, spalancati, che noi siamo. Ma, almeno, ci prolungano indefinitamente e una volta arrivati alla fine della parete della sala espositiva si rimpiange che non ci siano altre fotografie, che non continui, come quando con una musica si vorrebbe che la nota durasse ancora, a teatro o in un libro che la frase non finisse già.
Alla fine nulla ci guarisce meglio dalla paura della morte che la certezza di aver vissuto (o quella di aver potuto vivere). E questo ce lo dà solo un certo genere di opere, le migliori, le più umane pur nella loro insufficienza (non essere che se stesse, non altro che delle immagini o delle parole). La fotografia di Ninni Romeo appartiene a questo genere. Si potrebbe credere che raccolga, colga, e invece no, semina: un seme in noi che non smetterà tanto presto di germogliare.
Olivier Wickers
Traduzione dal francese di Antonia Gozzi
in mostra dal 12 aprile al 7 maggio 2013
Cristina Nisticò
+39 3391527127 (orari: 11.00-13.00 e 16.00-18.00)
cristinanist.press@gmail.com